Ho risposto in un forum ad una domanda che era posta così: "qual'è il metodo ideale per studiare bene un brano al pianoforte col minore dispendio di tempo ed energie?"
La domanda è complessa. Innanzitutto il metodo "ideale" è una scelta
soggettiva, perché dipende dalle caratteristiche psicologiche
della singola persona.
Per cominciare il discorso, ti consiglio alcune operazioni preliminari:
1)
leggi la musica a tavolino: prova a cantare le parti, ad esempio la
melodia principale, ma anche il basso ed eventualmente le parti interne; prova a seguire la musica al
tempo giusto, anche aiutandoti con i movimenti della mano (analoghi a
quelli del direttore d'orchestra); è dunque una lettura mentale e
al tempo stesso vocale e gestuale. Si tratta di osservare tutti i parametri del
suono, quelli scritti e quelli che si possono dedurre dall'analisi o da una scelta soggettiva; cercare poi di immaginarli nella propria mente; cercare infine di tradurli in movimenti del corpo funzionali ed efficaci.
2) prova a diteggiare il
pezzo; se le diteggiature sono già segnate sullo spartito, prova a
nasconderle e cerca la tua diteggiatura; in questo modo entri subito nel
cuore dei problemi esecutivi. La diteggiatura prescritta sullo spartito (che è raramente opera dell'autore, più spesso di un revisore) può essere studiata dopo, come confronto con le tue scelte; ma il punto di partenza deve essere una attenta osservazione personale della figurazione musicale, affinché possa essere realizzata con una diteggiatura adeguata. La diteggiatura ha due scopi: trovare le posizioni più comode; trovare una applicazione efficace delle scelte di fraseggio.
3) individua i movimenti fisici adeguati al singolo movimento ritmico (da intendersi sempre fino al battere del movimento successivo): in tal modo, quando si passa al pianoforte si ha già una piena consapevolezza di ciò che si deve fare per realizzare al meglio ogni singolo passaggio.
Soddisfa il tuo bisogno di fare musica attivamente, suonare il pianoforte, cantare con la tua voce, per arricchire il benessere della tua persona.
venerdì 19 settembre 2014
giovedì 11 settembre 2014
Cantare coinvolge il corpo e l'anima
Traduco un breve estratto (p.75) dal più famoso metodo tedesco per coro: Basiswissen Kirchenmusik 2 (Chor- und Ensembleleitung), ossia Nozioni di base di musica da chiesa, volume 2 (Direzione di coro e di ensemble), che tra l'altro si definisce testo ecumenico, perché destinato a chiese di varie confessioni.
Formazione vocale corale
Rilfessioni inizialiFormazione vocale corale
Il canto è un dono umano. Solo l'uomo può portare immediatamente all'espressione le sue emozioni e i suoi sentimenti ed esprimersi artisticamente cantando.
Cantare è un evento olistico sia per il cantante che per l'ascoltatore.
Una cantante che presenta una canzone felice in
modo convincente vedrà facce felici nel suo pubblico e anche se il
testo non è stato capito.
Viceversa, ha effetti sugli ascoltatori, quando un
coro canta solo forzato e ad alta voce. In tempi relativamente brevi, il pubblico reagirà
con disagio, perderà interesse, si schiarirà la gola e tossirà.
Voce e stato d'animo sono direttamente correlate tra loro.
Nel parlare e nel cantare l'individuo diventa
persona (dal latino personare,
risuonare per mezzo di qualcosa).
Anche
nell'uso linguistico si riflette il fatto che l'uso
della voce riguarda sempre tutta la persona: essere ben disposto, stare meglio oppure peggio,
determinare, concordare, assentire – tutti esempi della
parte olistica e comunicativa della voce.
Il lavoro sulla voce è sempre quindi un lavoro su
tutta la persona, corpo e anima.
Fin qui la mia traduzione. Particolarmente interessante, nell'originale tedesco, il gioco di parole fra Stimme (voce) e Stimmung (stato d'animo), con varie derivazioni verbali: wohlstimmen (che ho tradotto con: essere ben disposto), bestimmen (determinare), abstimmen (concordare), zustimmen (assentire).
Fin qui la mia traduzione. Particolarmente interessante, nell'originale tedesco, il gioco di parole fra Stimme (voce) e Stimmung (stato d'animo), con varie derivazioni verbali: wohlstimmen (che ho tradotto con: essere ben disposto), bestimmen (determinare), abstimmen (concordare), zustimmen (assentire).
sabato 29 marzo 2014
La corretta postura del cantore
Traduco un breve estratto dal più famoso metodo tedesco per coro: Basiswissen Kirchenmusik 2 (Chor- und Ensembleleitung), ossia Nozioni di base di musica da chiesa, volume 2 (Direzione di coro e di ensemble), che tra l'altro si definisce testo ecumenico, perché destinato a chiese di varie confessioni.
A p.78 troviamo interessanti nozioni sulla corrretta postura del cantore, ed ovviamente queste indicazioni valgono anche per i bambini, perché i fondamenti fisiologici sono gli stessi per i piccoli e per gli adulti.
Il testo dice dunque:
A p.78 troviamo interessanti nozioni sulla corrretta postura del cantore, ed ovviamente queste indicazioni valgono anche per i bambini, perché i fondamenti fisiologici sono gli stessi per i piccoli e per gli adulti.
Il testo dice dunque:
"La postura. Il
cantante cosciente intende tutto il suo corpo come uno strumento. Un
buon atteggiamento nasce da un equilibrio di muscoli attivi e
rilassati. L'elemento chiave del nostro corpo è la colonna
vertebrale. Dal momento che i muscoli vocali e soprattutto i muscoli
respiratori (diaframma) sono strettamente legati alla colonna
vertebrale, gli esercizi fisici in coro dovrebbero sempre avere come
obiettivo il raddrizzamento della colonna vertebrale. Ne deriverà
quindi automaticamente la posizione della testa corretta e un torace
libero e aperto. Una buona postura non solo migliora la respirazione
e le funzioni vocali, ma anche l'attenzione e concentrazione dei
coristi. L'esperienza ha dimostrato che una postura in tensione
eretta e naturale, stando in piedi o seduto, rende il
cantore attento e motivato, e ogni direttore desidera un cantore
attento."
Vengono dati anche alcuni consigli pratici:
"Solo un corpo non rigido, ma anche non senza sostegno, è la base per
un buon canto. Gli esercizi fisici sono
principalmente esercizi per il raddrizzamento della colonna
vertebrale. Gli esercizi per la postura e per la respirazione non
dovrebbero mai essere considerati isolatamente dal contesto
dell'emissione del suono."
E viene corredato con questa immagine, la cui didascalia descrive "la posizione del diaframma" (evidentemente, in stato di riposo):
lunedì 24 febbraio 2014
Elementi di Didattica e Pedagogia Musicale
Il corso di Elementi
di Didattica e Pedagogia Musicale,
che mi è affidato da alcuni anni in un Conservatorio italiano, è
ordinamentale per gli studenti di I anno del Biennio Superiore di II
livello per tutte le discipline. Si tratta di un corso di 15 ore
(divise in 15 lezioni di un'ora ciascuna) e consiste in un Insegnamento
obbligatorio nel I anno, mentre nel II anno si può inserire nel piano di studi un secondo corso,
facoltativo, che avrà carattere di approfondimento monografico.
In considerazione del particolare percorso formativo del
Biennio di II livello ad indirizzo interpretativo-compositivo,
caratterizzato da una forte personalizzazione del piano di studi, i
programmi dei singoli insegnamenti sono definiti dal docente
incaricato.
Presentandomi agli
studenti, auspico innanzitutto che gli incontri non siano improntati
al classico schema della lezione frontale, pur curando la
trasmissione di
informazioni e riferimenti alle fonti più autorevoli.
Desidero invece che le lezioni lascino un adeguato spazio alla libera
discussione,
stimolata dalla lettura di alcuni brevi testi
citati dalle opere di autori importanti.
Il
programma
del corso si
articola nelle seguenti fasi:
- tre lezioni introduttive (nn.1-3) sono dedicate a Concetti generali di Didattica e Pedagogia, prescindendo dunque, in certo qual modo, dallo specifico della musica, anche se, come è evidente, ogni argomento può trovare precisi riferimenti alla pratica dell'insegnamento musicale; non si intende fare in queste lezioni un riassunto della storia della Didattica e della Pedagogia, ma piuttosto cogliere, in una rapida carrellata, alcuni spunti di riflessione;
- quattro lezioni (nn.4-7) sono dedicate alla Storia della Didattica e della Pedagogia Musicale; qui il discorso assume un più ampio carattere di descrizione e di informazione, come è ovvio, con particolare attenzione ad alcuni autori e ad alcuni testi esemplari;
- due lezioni (nn.8-9) riguardano L'organizzazione attuale degli studi musicali in Italia, anche in relazione con le altre realtà europee. In particolare, viene presentato il Nuovo Ordinamento dei Conservatori in Italia.
-
A partire dalla lezione 10 affrontiamo lo studio di Metodi e tecniche della didattica, nei vari àmbiti della ritmica, dell'ascolto, dell'educazione dell'orecchio, dell'educazione vocale e corale, della pratica strumentale, della improvvisazione, della direzione musicale (d'orchestra o di coro), della composizione; accennando, per ognuno di questi àmbiti, ad alcuni fra i più importanti autori e alle migliori pubblicazioni del settore.
Etichette:
Abbado,
ascolto musicale,
coro,
didattica della musica,
didattica musicale,
educazione musicale,
orecchio musicale,
pedagogia musicale,
ritmica,
Socrate,
vocalità
venerdì 24 gennaio 2014
Le prove d'insieme con bambini cantori e bambini strumentisti
Terminato
il ciclo di lezioni nelle singole classi (come descritto nei post precedenti), giunge il momento delle
prove d'insieme. Si stabiliscono tre appuntamenti al mattino nella
palestra della scuola. La prima ora di attività è dedicata alla
sezione ritmica, la seconda alla sezione vocale e la terza al gruppo
completo.
A
partire dal secondo incontro, si chiarisce che è necessario svolgere
una attività di un'ora con i 15 bambini che sono stati individuati
come i conduttori della sezione ritmica.
La
sezione ritmica “conduttrice” (quindici bambini) viene divisa in
tre gruppi:
1)
i legnetti
sono suonati da un gruppo di quattro bambini, con alternanza di due
coppie, perché devono suonare quasi in ogni pezzo e qualcuno
potrebbe “stancarsi”; io stesso tengo in mano una piccola coppia
di legnetti e conduco la sezione con la mia pulsazione; la funzione
di questo gruppo sta nello scandire con regolarità tutti i movimenti
della battuta;
2)
i tamburelli
con battente
sono suonati da un gruppo di sei bambini, con alternanza di singoli
in ogni pezzo (salvo l'ultimo, che prevede l'esecuzione di tutti); la
funzione del tamburo con battente sta nello scandire il tempo forte
della battuta; ad esso sono affiancati in alcuni casi due o tre
triangoli;
3)
i tamburelli
con sonagli
sono suonati da un gruppo di cinque bambini, con alternanza in
sottogruppi di due o tre bambini; la funzione di questo gruppo è
scandire ulteriori varianti ritmiche in alcuni pezzi; inoltre
svolgono una funzione coloristica, accanto alle maracas, nei pezzi
più gioiosi.
Un
quarto gruppo è formato dalle maracas,
dalle nacchere
e dalle campanelline,
che vengono date singolarmente ai bambini più piccoli, ed
intervengono solo in funzione coloristica nei pezzi più gioiosi (ricordo che il progetto comprende 94 bambini dalla prima alla quinta classe).
La
tastiera
(che viene affidata ad un ragazzo più grande ed esperto, uno
studente di Conservatorio, che presento ai bambini come mio
assistente musicale alla tastiera) verrà usata solo nelle ultime
prove generali, quelle che si svolgono non più nella palestra, bensì
nel luogo dell'esecuzione (la chiesa parrocchiale del paese). La
tastiera servirà a dare compattezza e sostegno a tutto l'insieme.
Dopo alcuni altri esperimenti, decido che la tastiera introduca la
canzone sulla base della pulsazione data dai legnetti; il coro
accenna la melodia sottovoce, sillabando “la-la-la”,
poi esegue la canzone con il testo, mentre la tastiera sostiene il
tutto alzando un po' il volume.
Con
gli aggiustamenti operati in corso d'opera abbiamo trovato una buona
soluzione di compromesso tra le esigenze strettamente didattiche e
l'obiettivo di una produzione pubblica, anche tenendo conto di alcune richieste che mi sono giunte da parte delle maestre, motivate dalla conoscenza del contesto specifico.
Rispetto
ad una idea di suddivisione rigida tra cantori e strumentisti, si
capisce che i più dotati possono avere anche una doppia mansione. Il
concetto fondamentale (da trasmettere ai genitori) è che nessuno è
escluso, ma questo non significa che tutti possano fare la stessa
cosa. Operando un riconoscimento dei livelli di competenza verificati
all'inizio (“prerequisiti”,
potremmo dire) si può realizzare il progetto richiesto e poi
eventualmente programmare un lavoro ulteriore di approfondimento e
miglioramento: ad esempio, potrebbe essere un laboratorio
vocale,
che permetta ai “presunti stonati” di imparare ad usare
correttamente la voce; e un laboratorio
di ritmica,
che permetta di migliorare le capacità di scansione ritmica e le
capacità manuali di uso degli strumenti.
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canto per bambini,
didattica musicale,
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educazione musicale,
ritmica,
scuola primaria,
strumentario Orff
Ubicazione:
Verona VR, Italia
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